Reflui civili per diluire quelli industriali a spese della collettività: è questo che intendente per sviluppo in ottica industriale dei servizi pubblici locali?

Il depuratore di Pagnana, attivo dal 1985 per volontà di Amministratori lungimiranti ed attenti agli interessi del territorio, nel corso degli anni è stato ampliato e ristrutturato seguendo le necessità di una normativa sempre più raffinata ed infine rispettando, anche ai nostri giorni, la normativa dell’Unione Europea, soddisfacendo così la depurazione per 90.000 abitanti equivalenti di reflui urbani a forte prevalenza civile. È un impianto del quale, come empolesi, possiamo esserne orgogliosi ed essere grati a chi fino ad ora ha condotto l’organizzazione e la gestione di un tale sistema.

Poco più a valle del nostro territorio, lungo il percorso dell’Arno, vi è l’impianto Cuoiodepur (loc. San Romano, Comune di San Miniato) per la depurazione di acque reflue urbane costituite in prevalenza da reflui industriali conciari.  Infatti esso svolge anche la funzione prevalente di depurazione industriale verso i propri soci-utenti al di fuori del sistema idrico integrato.

Nel corso degli anni tale impianto ha sempre avuto difficoltà a rispettare i limiti di legge nello scarico in acque superficiali, in particolare per i parametri cloruri e solfati, tipici della lavorazione conciaria.

Tale difficoltà la ritroviamo anche nella vigente autorizzazione dell’impianto, a seguito di decreto regionale del 2021, che ammette ancora una volta deroghe nello scarico idrico per i parametri cloruri e solfati in attesa e a condizione che sia attuato l’Accordo di programma per il collettamento dei reflui urbani di Empoli (e Comuni limitrofi) all’impianto Cuoiodepur, in modo di raggiungere così le giuste concentrazioni dei due parametri nello scarico.

Possiamo pertanto concludere che i reflui in arrivo a Pagnana, regolarmente depurati, sono reflui civili “buoni” per una depurazione e sono quindi indispensabili a Cuoiodepur per alleggerire i reflui conciari allo scopo di rispettare i limiti di scarico in acque superficiali.

E da qui sorgono le domande: i soldi impegnati in queste maxi operazioni potevano essere utilizzati per migliorare davvero le reti fognarie e la depurazione dell’Empolese Valdelsa? Pur collettando i piccoli depuratori ad un depuratore di maggiore potenzialità (allo scopo di ottimizzare la gestione del sistema di allontanamento e depurazione dei reflui urbani) era più ecologicamente opportuno mantenere i volumi di acqua scaricata nelle rispettive zone di produzione organizzando un sistema di riutilizzo in loco? Quante altre possibili buone soluzioni per il nostro territorio abbiamo mancato, a partire dal 2004, ormai accecati dall’obiettivo di risolvere i problemi del Comprensorio del Cuoio?

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