GIANI e BARNINI su GASSIFICATORE e MULTIUTILITY.
Si può fare di meglio, i progetti e gli esempi ci sono ma non sono i vostri.

Diverse nella giornata di giovedi 26 gennaio le dichiarazioni da parte politica sulle questioni gassificatore e multiutility, che non possono passare inosservate.
Cominciando da quelle del governatore Giani rilasciate al quotidiano La Nazione sul tema del gassificatore di Empoli, che destano non poche preoccupazioni, sia per tono, sia per il fatto che progetti come questi siano ancora spacciati per scelte lungimiranti.
Nelle sue parole “la politica deve avere il coraggio di assumere scelte impopolari oggi, ma lungimiranti per il bene della comunità” si prospetta quindi un possibile nuovo giro di giostra su Empoli che i cittadini non accetteranno e sul quale abbiamo già dimostrato di avere forti e concrete argomentazioni a discredito delle fantomatiche politiche lungimiranti.

Di senso opposto le dichiarazioni della sindaca Barnini in una intervista a Controradio:
“possiamo e dobbiamo considerarlo un capitolo chiuso”
“nemmeno da noi il tema dei rifiuti riesce ad essere affrontato con un approccio che non sia quello della paura preventiva”
“da parte nostra del territorio è una presa d’atto e assunzione di responsabilità rispetto alle paure dei cittadini che per essere fugate hanno bisogno di argomenti molto solidi”
Tutto questo ci avvicina al concetto da noi più volte esposto e cioè che questo progetto, basato in parte sulla tecnologia Thermoselect utilizzata negli impianti in Giappone, ha avuto un nefasto passato in Italia e Germania con svariati incidenti, sversamenti di agenti inquinanti, varie condanne, tutte esperienze concluse con la chiusura degli impianti e debiti per centinaia di milioni di euro.
Questi sono alcuni solidi argomenti che portano ragionevolmente ad avere paura di chi continua a sostenere soluzioni tecnologiche vecchie di 30 anni che hanno generato più danni che benefici.

Incontra poi la nostra idea quando afferma:
“dall’altra questo elemento di enorme difficoltà dovrebbe portare la politica a cominciare da quella regionale a capire che non è solo una questione di nuova tecnologia, che non basta dire non saranno più termovalorizzatori, saranno altre cose, per ingenerare una apertura di credito e una disponibilità a ricostruire un rapporto di fiducia su questo argomento”
In questa ottica è giunto adesso il momento per accogliere la proposta di dialogo e di progetto lanciata più volte dalle associazioni e comitati toscani alla volta della Regione sul tema piano regionale dei rifiuti, che ad oggi è ancora sprovvista di un proprio piano, e che nel 2021 hanno sottoposto alla regione una propria proposta di piano.
Il piano, disponibile a questo link https://drive.google.com/file/d/1ODKHHyFpeLp3WuIctMRhZNrXuLBmsp6g/view?usp=share_link , illustra un percorso completo e omnicomprensivo di buone pratiche sia civiche che politiche, nuove impiantistiche, fino anche alle strutture realmente necessarie per la chiusura del ciclo.
Questa è una proposta concreta e pienamente in linea con tutte le direttive Europee sulla quale aprire un dialogo costruttivo con i cittadini, che più di ogni altro operatore economico, hanno la visione globale delle reali necessità di un territorio sul quale vivono in modo intimo e profondo in un naturale rapporto di simbiosi profonda.

Sul tema del dialogo e dei percorsi partecipativi ci sentiamo di segnalare l’ultimo dei molti casi avvenuti in ordine temporale che riguarda il percorso partecipativo annunciato dall’assessore Marconcini “Un patto per il verde” per un costo di 24.000 euro al quale il comitato Viale IV Novembre ha subito mostrato la propria disponibilità alla partecipazione scrivendo direttamente all’assessore, senza però ricevere risposta. Ieri sono riusciti a portare di persona la loro proposta approfittando dell’incontro pubblico al Circolo delle Cascine ottenendo un riscontro dall’Assessore.
Ci auguriamo che in questo momento di necessità collettiva si possano finalmente realizzare le condizioni per avviare un percorso in cui a tutte le parti venga riconosciuto il diritto di partecipazione al dialogo. Confidiamo che questa possa essere colta come una occasione per dimostrare la volontà per un cambiamento di rotta rispetto ai precedenti percorsi partecipativi, il tempo c’è tutto.

Più discutibili invece le dichiarazioni sempre della Sindaca, a tratti addirittura contraddittorie sul tema Multiutility:
“siamo già in un regime di Multiutility con la differenza che le nostre aziende non sono interamente nelle mani dei toscani, ma sono un pò nelle mani di Acea un po nelle mani di Italgas e solo nel caso dei rifiuti mantengono una integrale proprietà dei comuni e quindi dei cittadini dei nostri territori.”
A dire il vero nel nostro ATO e in Toscana non siamo ancora in un regime di Multiutility, vero è che alcune aziende non sono totalmente in mano ai comuni, e su questo concordiamo con lei che si debba adesso porre rimedio a scelte politiche che in passato hanno permesso ai privati di acquisire quote di queste aziende.

Continua dicendo:
“Il progetto della Multiutility serve prima di tutto a questo, a riprendersi un controllo totale del governo di questa materia non appaltarla alle decisioni di altri soggetti industriali che esistono a livello nazionale e che fanno le proprie valutazioni sui propri piani di investimento”
Un progetto di aggregazione di società che gestiscono servizi essenziali per i cittadini che mantenga il 100% delle partecipazioni nelle sole mani dei comuni può essere realmente un bene a patto che se ne pianifichino bene la struttura di governance e gli obbiettivi statutari.
Riguardo al chiaro riferimento poi verso “altri soggetti industriali che esistono al livello nazionale” dal quale proteggersi perchè “fanno le proprie valutazioni sui propri piani di investimento” sembrerebbe quasi esprimere una giusta presa di posizione critica verso quei modelli votati al primario obbiettivo della massimizzazione del profitto, salvo poi contraddirsi dicendo quanto segue:
“Noi vogliamo invece che la ricchezza che sta dentro al sistema dei servizi pubblici e che è data prima di tutto dalla capacità di fare investimenti, a beneficio del territorio. Abbiamo appena parlato di servizio idrico e della necessità di estendere la rete, sappiamo ad oggi che quei costi si coprono con la tariffa, ma se non cerchiamo di ampliare il bacino potenziale anche della ricerca delle risorse, e a questo serve la quotazione in borsa, mantenendo la maggioranza della proprietà pubblica, i piani di investimento delle nostre aziende del servizio idrico non riusciranno mai, non a estendere la rete, ma neanche a sostituire la rete vecchia che ogni anno ha un sacco di perdite.”
Eccoci quindi al paradosso, dopo pochi secondi si passa dal volere realizzare un modello che riporti la gestione dei servizi nelle sole mani dei comuni, ad un modello quotato in borsa dove per trovare i soldi per fare attività si devono nuovamente cedere quote ai privati, andando quindi di fatto a copiare i modelli appena criticati degli “altri soggetti industriali che esistono al livello nazionale”, nei quali si mantiene la maggioranza delle quote in mano ai comuni e nei quali si conferma appunto che questo non basta per garantire che le decisioni operative prese vadano a tutela dei cittadini.

Tra l’altro è da segnalare quanto erroneamente affermato dalla Sindaca in fatto di gestione del sistema idrico quando afferma che senza questi capitali ottenuti cedendo quote azionarie, non sarebbe possibile sostituire ed estendere la rete.
Per dimostrare la falsità di quanto affermato dalla Sindaca non importa andare troppo lontano, ma basterebbe chiedere a G.A.I.A. S.p.a. che è il gestore idrico nelle province di Massa Carrara, Lucca e Pistoia che è totalmente in mano ai 46 comuni delle tre province.
G.A.I.A. S.p.a. ha le tariffe più basse della Toscana, la percentuale di perdite di rete più bassa della Toscana e un sistema di governace interna che le permette di realizzare continui e importanti investimenti sulla rete e sulle infrastrutture (i soldi li concedono anche le banche che in cambio non chiedono di partecipare alla governace) e riesce addirittura a gestire dei fondi interni finalizzati a coprire i costi delle bollette non pagate e ad abbassare le tariffe generali restituendo parte degli utili agli utenti.

Stentiamo quindi a credere alla Sindaca, che ricordiamo essere una promotrice del progetto assieme a Nardella e Biffoni, quando dice:
“Quindi la multiutility non è un progetto fatto per la politica, e questo mi pare il pericolo più grosso dal punto di vista della disinformazione che sta passando , ma è progetto pensato per ridare centralità ai bisogni dei nostri territori.”
Di fatto pare proprio che anche stavolta la disinformazione parta da chi concepisce questi progetti senza discuterli con i cittadini ne tantomeno nei consigli comunali dove questo progetto di 1300 pagine è stato sottoposto ai consiglieri solo pochi giorni prima del voto.
Di fatto si continua ad andare contro alla volontà popolare espressa con il referendum del 2011 andando a privatizzare l’acqua e gli altri servizi. Questa non è disinformazione ma la realtà dei fatti. Acqua pubblica vuol dire una cosa sola: 100% ai comuni e 0% ai privati. Tutto il resto è privatizzazione.
Questo progetto porterà di fatto il 49% degli utili ottenuti dalla gestione dei servizi e beni pubblici nelle tasche degli investitori privati e il rimanente 51% nelle casse dei comuni che difficilmente li utilizzeranno per ammodernare le reti o abbassare le tariffe, ma molto probabilmente li utilizzeranno per compensare le mancate entrate derivanti dai tagli effettuati ai trasferimenti sempre più esigui da Regioni e Stato.

Se è vero quanto detto da Barnini, la politica per ricostruire un rapporto di fiducia dovrebbe quantomeno dimostrare il rispetto verso i cittadini e quanto da loro democraticamente deciso, riportando questi servizi al 100% in mano pubblica e gestendoli guardando a quei modelli virtuosi e totalmente pubblici che abbiamo in casa e non copiando quelli dai quali dovrebbero proteggerci.

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2 thoughts on “GIANI e BARNINI su GASSIFICATORE e MULTIUTILITY.
Si può fare di meglio, i progetti e gli esempi ci sono ma non sono i vostri.

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    1. Salve Chiara, per adesso è stata firmata l’accorpamento di tutte le società ma ancora non è stata fatta la quotazione in borsa. Per il referendum stiamo lavorando per raccogliere le firme ed informare i cittadini, ma l’amministrazione comunale ancora non ha redatto il regolamento necessario.

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